Nel “Giardino del cuore sereno”

un Muro dentro eretto dagli Dei
Barbaro barbaro come gli Avi miei

Il silenzio ha la qualità dell’essere palpabile.

Me ne sono accorta questa estate, tra le mura del monastero buddhista Santacittarama.
E non è la sola cosa sulla quale ho avuto modo di riflettere.
Ettari di bosco attorno.
Stelle che sono buchi di luce in un cielo che mi stava appiccicato al naso. Cielo che osservi alle quattro di mattina, quando immerso nei residui della notte ti alzi per andare alla Puja del mattino. E resti con gli occhi colmi di un mistero che qui in città non sospetti neppure.
Poi in silenzio entri nella sala di meditazione.
Solo il fruscio degli abiti e dei corpi che silenziosamente si accomodano sui cuscini.
Odore d’incenso.
Un coro di voci che recita i Morning Chanting, il cui suono da solo basta a calmare respiro mente scorrere del sangue.
E il cervello tace, immerso nel suono, in un suono che del silenzio riesce a catturare la calma che sa infondere.
Poi tace anche il suono.
Comincia la meditazione.
E resti solo col tuo corpo, col tuo respiro, col chiacchiericcio incessante della mente della quale solo allora riesci ad afferrare in pieno come sia capace di starsene in silenzio mai.
Osserva il respiro.
Osserva il corpo.
Osserva la posizione del corpo e il dolore della posizione che pian piano si staglia ad essere l’oggetto privilegiato della tua attenzione.
Ci hai fatto caso mai?
Ci hai fatto caso mai che il corpo tutto intero può essere un oggetto da comprendere nella coscienza?
Poi un suono dolce, che indica che il tempo della meditazione è finito.
Apri gli occhi.
Un altro miracolo.
La densità del residuo notturno ha lasciato il posto ad un chiarore tenue, la luce del giorno si fa strada lentamente, e tutto quel che sta fuori, nel mondo, dopo aver osservato il proprio interno così a lungo, sembra essere più nitido, più chiaro all’occhio.
Altro silenzio.
Ma è un silenzio diverso adesso.
Perché stretti in queste città enormi non ci rendiamo conto che il silenzio è armonico e contiene in sé dei suoni che sono la voce della natura.
Concerti di uccelli che si svegliano col sole, fruscio di alberi, ronzio di insetti.
Possibile che tutto questo esista anche se io spessissimo non me ne accorgo?
Non me ne accorgo no.
Perché qui quando cala il sole comincia un’altra giornata, una giornata di luce artificiale, mentre in un luogo immerso nella natura il ciclo della giornata finisce col calare del sole.
Non me ne accorgo no.
Perché c’è troppo rumore, troppe chiacchiere della mente. Troppo io.
Possibile?
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