Le c.a.c.a.
- Posted by Flavio Scaloni
- on Dic, 12, 2012
- in Corrispondenze da Parigi
- No Comments.
Il francese non è una lingua scurrile. Sembra scontato ma è così. Non esistono molte espressioni realmente volgari. Gli uomini che vogliano dire di una donna che è veramente il massimo diranno che è ‘bonne’ o al più ‘canon’ (un cannone), cercando comunque di evitare queste espressioni di basso rango per attestarsi su aggettivi ben più politically correct come ‘jolie’ o ‘mignonne’.
Le donne che abbiano trovato il loro uomo ideale, il non plus ultra, un tronco di pino, un mix tra Brad Pitt, Robert Redford e Robert Pattinson, diranno che è un tipo ‘plutôt pas mal’ (piuttosto non male).
Roba da educande di un collegio svizzero.
Anche quando si tratta di mandare ‘a quel paese’ qualcuno, le espressioni sono piuttosto standard e di sapore classicheggiante. Un ‘vai a farti…’ e passa la paura.
Certo c’è la parola ‘putain’ che spunta in ogni dove come rafforzativo: un ‘putain de film’, un ‘putain de caractère’, un ‘putain de vin’… Putain!
Il solo contesto linguistico-culturale dove i francesi abbiano da insegnarci qualcosa è quello che ruota attorno a ‘le caca’, eh già, visto che qui è al maschile.
Su questo tema emblematico sono state costruite le locuzioni più varie e le più ardite. Vado a dare degli esempi: ‘Mi dai fastidio’ vale un ‘tu m’emmerdes’, ‘Mi rompi le scatole’ sarà ‘tu me fais chier’ così come in generale una ‘rottura’ ci ‘fait chier’ o è ‘chiant’. Quando ci capita una patata bollente o una gatta da pelare, questa sarà ‘une merde’. Di fronte ad un contrattempo o a un piccolo incidente si potrà andare sul sicuro con la stessa espressione. Sempre la stessa per augurare buona fortuna prima di una performance. Una cosa fatta male invece, approssimata o bruttina sarà ben ‘merdique’.
Insomma, il Francese non è una lingua volgare, ma un mare di m… direi di sì.