Il Métissage
- Posted by Flavio Scaloni
- on Giu, 06, 2013
- in Corrispondenze da Parigi
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Termine che non mi piace affatto e che trova in Italiano traduzioni anche peggiori come ‘incrocio’ o ‘meticcio’, preferisco pensare al métissage come ‘contaminazione’. Si è detto tante volte che la Francia -come altri paesi del resto- ha una storia coloniale che l’Italia non ha vissuto. Questo ha lasciato tracce profondissime nella cultura e nella popolazione francesi che si rispecchiano nella natura della società moderna. La Francia è un mix di culture, di pensieri, di tradizioni, etnie, religioni, cucine… negli Sati Uniti si parla del Melt’n Pot, così evidente a New York o San Francisco.
In Francia sicuramente è Parigi la città più emblematica del fenomeno, con tutti i risvolti più interessanti e complessi del caso. Nella capitale c’è un intero arrondissement con una forte presenza asiatica, il XIII, noto per molti come il Quartier Chinois, mentre alcune strade del centro, tra l’Opéra e il Palais Royal, sono ormai un fiorire di ristoranti, minimarket e negozi giapponesi. La presenza più massiccia non è tuttavia quella degli orientali (di questa influenza parlerò nella corrispondenza sulle culture orientali, ndr) ma quella degli immigrati da diverse regioni dell’Africa, con una forte prevalenza dei paesi nord-africani, ovvero del Magrheb. Spesso si parla di questa porzione dei cittadini parigini in toni non esattamente entusiastici, con riferimento ad alcuni episodi delle tristemente note banlieux al nord della città. Persino un ex presidente della Francia (…) ebbe un’uscita non particolarmente felice asserendo che le suddette banlieux fossero abitate esclusivamente da ‘racaille’, termine denigratorio con cui si apostrofano i teppisti di strada. È inutile nascondersi dietro un dito: quella dell’integrazione è una realtà difficile e a volte dolorosa, fatta anche di povertà, di emarginazione e di solitudini.
In questa occasione tuttavia, voglio guardare all’altra faccia della medaglia, quella di cui questo paese può andar fiero. L’immigrazione, come dicevo, ha radici lontane e ormai se ne possono osservare gli effetti a diverse generazioni di distanza dai primi arrivi. La grande maggioranza degli immigrati è perfettamente integrata nel tessuto sociale e le contaminazioni tra le diverse etnie sono all’ordine del giorno. Coppie miste con bambini se ne incontrano ad ogni angolo della strada e raccontano di un incontro riuscito.
Le nuove classi delle scuole sono multicolore e gli alunni vivono questa condizione come la loro normalità. In un paese fortemente laico, dove nelle classi non sono esposti né simboli né bandiere, le differenze sono accolte senza sospetto e con reciproco interesse.
Ragazzi di ogni origine sono ormai totalmente francesi, frequentano le università più prestigiose, occupano posizioni di rispetto.
Insomma, mi sembra una realtà da guardare con ammirazione, cercando di coglierne spunti e suggerimenti.