Una Iena a Place de Iéna

Lo hanno riaperto da poco a seguito di una lunga pausa per ristrutturazione che è stata più che altro demolizione.

Il Palais de Tokyo a Place de Iéna, nel XVI arrondissement, è noto per essere la casa dell’arte contemporanea a Parigi. Eh già, perché se Beaubourg ospita quanto è successo nell’arte del 900 fino ad oggi, è pur vero che è ormai diventato appannaggio esclusivo dei grandi maestri di fama mondiale.

È qui allora che vengono ad esporre gli artisti emergenti, le rivelazioni dell’anno, le giovani promesse scoperte dai talent-scouts dell’arte nelle sue più multiformi declinazioni.

Lo spazio espositivo certamente non manca, anche se i lavori estensivi che hanno interessato l’interno della struttura sono ben lungi dall’essere terminati. Ma i lavori, si sa, costano cari e non se conosce mai la data di ultimazione. Così, un po’ per fare cassa, un po’ per rispettare la data annunciata e restituire il Palais ai suoi frequentatori, il museo ha riaperto i battenti.

Ovviamente mi precipito a visitarlo! Arrivo pieno di entusiasmo e di curiosità in tenuta da artista di ordinanza.

I miei sentimenti mutano molto presto.

Nonostante le mie migliori intenzioni iniziali mi lascio assalire dalla delusione prima, dall’incertezza poi, dall’isteria infine.

Premesse:

  • il sottoscritto non è che un fruitore dell’arte contemporanea, né un esperto né un critico;
  • il sottoscritto può affermare in tutta onestà di aver visitato numerosi musei e mostre di arte contemporanea in Occidente;
  • il sottoscritto non ha probabilmente capito una buona parte delle opere contemporanee che ha visto e la maggior parte l’ha dimenticata;
  • il sottoscritto è tra coloro che hanno letto il libro ‘Lo potevo fare anch’io: perchè l’arte contemporanea è davvero arte’ di Francesco Bonami, Mondadori editore.

Detto questo, mai prima del Palais de Tokyo un centro espositivo aveva suscitato in me un tale senso di rabbia e di smarrimento.

Le opere esposte spaziavano tra: mazzi di fiori appassiti, bilance da cucina appese al soffitto, corredi di nozze, gigantografie di primi piani di vagine, cavi elettrici aggrovigliati… e quant’altro!

I visitatori parigini, neanche a dirlo, mostravano tutti un infinito interesse con moti evidenti di apprezzamento intellettuale. Io, inferocito, guadagnavo l’uscita di gran passo.

Ero diventato la iena di Place de Iéna.

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