20 febbraio 2010: Voci di Donna
- Posted by Cristiano Sabbatini
- on Feb, 25, 2010
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Una nuova immagine di donna emerge dalle voci sicure e impavide di sette splendide poetesse che si sono alternate nella suggestiva serata organizzata il 20 febbraio 2010 dal Circolo Letterario Bel-lami, dedicata alla poesia femminile.
L’egregia presentazione di Maria Carla Trapani ha introdotto efficacemente tutti gli ospiti dentro alla giusta atmosfera: citando i versi di Hélène Cixous con passione e convinzione ha interpretato e dato significato a tutto il tema della serata.
Una donna guerriera che schernisce la sua condizione di sottomessa all’uomo, di “respinta dalla cultura”, di “frustrata”, di “nera”, si beffa della realtà e reagisce impugnando la sua più fedele arma: la penna.
Attraverso la scrittura la donna di Hélène Cixous tenta di allontanarsi dall’ Antica, di superarla, pur amandola e pur partendo da essa, celebrando la libertà di una Nuova Donna, da superare a sua volta, per raggiungere, più compiutamente, se stessa.
Un dolce sottofondo musicale ha accompagnato le parole di Daniela De Lorenzo, Fabiana Frascà, Fortuna Della Porta, Letizia Leone, Patrizia De Vita, Sara Cicolani e Simona D’Urbano accompagnando ogni spettatore in un viaggio onirico fatto di emozioni, voci e riflessioni.
Ognuna delle poetesse invitate alla serata ha presentato in primis i versi di una delle proprie muse e, solo dopo aver celebrato poetesse del calibro di Farough Farrokhzad, Amelia Rosselli, Carmen Boullosa, Anne Sexton, Anna Achmatova, Wislawa Szymborska e Alda Merini ha raccontato le proprie opere, ostentando una sicurezza nell’interpretazione davvero ammirabile.
Daniela De Lorenzo ha aperto le danze, leggendo tre opere della poetessa Forugh Farrokhzad (Mi fa pena il giardino, Per le strade fredde della notte e Sul sepolcro di Leila), per poi deliziare gli spettatori con una sentita interpretazione delle proprie poesie (Ignoto viaggiatore, Mediterraneo, Epifania e A nudo).
E’ stata la volta Fabiana Frascà, che ha interpretato alcuni brani tratti da tre opere di Amelia Rosselli (Variazioni Belliche, Serie Ospedaliera, Impromptu) per poi leggere i propri versi tratti dalla raccolta antologica “Il sé, la poesia, il mondo” e precisamente “Corolla di carne”, “La parola è un coltello”, “Gravità”, “Ultimo inganno”. Infine, con grande ironia, ha catturato l’attenzione di tutti i presenti scegliendo casualmente cinque quartine tratte dal volume “L’Oscuro Centro- novantanove quartine di corpi e una prosa di anime.”
Letizia Leone ha scelto come propria poetessa ispiratrice Anne Sexton, di cui ha letto con convinzione “Magia Nera”, “Casalinga”, “Al mio amante che torna da sua moglie”, “Angelo delle lenzuola pulite” e ha introdotto alcune delle sue poesie tratte dalla raccolta inedita “il libro della bestia”.
Patrizia de Vita ha presentato cinque componimenti tratti dalla raccolta di tutte le poesie di WISTAWA SZYMBORSKA, “La gioia di scrivere”, e precisamente “Senza titolo”, “Nulla due volte”, “Le quattro del mattino”, “un feticcio di fertilità dal Paleolitico”, “Pensieri che mi assalgono nelle vie animate”.
La poetessa ha in seguito introdotto le proprie opere, conquistando la scena con grande naturalezza, così presentando “Presagio d’inverno”, “Timori e speranze”, “C’è un tempo
Adolescente attesa alla vita”, “Dimmi Pasifae”, “Se non è di pace
Inferi di periferia -dedicata a Stefano Cucchi-“.
Simona D’Urbano, infine, ha letto con partecipazione e convinzione alcune poesie di Anna Achmatova (Strinsi le mani sotto il velo oscuro; Lascio la casa bianca e il muto giardino; Distacco; La porta socchiusa; La sentenza; Era geloso tenero
appassionato) per poi concentrarsi su alcune delle proprie poesie: Disorientamento; Sono sola; Soave come neve; Amore,
fulgida scia d’aneliti e l’ultima non ha titolo (il primo verso è Velluto di
neve); Tu sei il mio papavero di carne
(l’Eros); Brillo di te (l’Istinto) e tre poesie senza titolo ma con evidenti richiami metaforici.
Non solo poetesse, dunque, ma anche interpreti, attrici, artiste, dive: sette donne fuori dal comune in grado di catturare l’attenzione su se stesse con la semplice magia delle proprie parole.
Attraverso il confronto tra la Donna-Io-Poeta e la Donna-Altro-Poeta è stata celebrata una nuova figura di donna, lontana dagli stereotipi che conosciamo.
E’ una donna prepotente, sfacciata, consapevole, anche egoista e molto femminile l’immagine che le sette poetesse hanno mostrato sicure e noncuranti agli spettatori ammaliati. E’ una donna forte, una donna che pretende rispetto, una donna che cerca e trova il proprio piacere in modo naturale, senza quei finti veli di moralismo e ottusità che hanno da secoli coperto la sua vera istintualità.
E’ una donna consapevole della propria importanza, una donna consapevole della propria sensibilità e intelletto: una donna che non si nasconde più dietro ai fornelli della cucina ma esplode come una stella di fronte a una sala di spettatori stregati.
E’ una donna che si confronta con i cicli lunari, con la natura selvaggia, con un giardino sfiorito dalla noncuranza del cuore umano; è una donna così forte da far paura nelle menti degli uomini e da far gonfiare il petto alle altre ascoltatrici.
E’ una donna che parla di tutto, dal sesso più esplicito all’argomento più oscuro della nostra vita: la morte. E ne parla con spontaneità e scioltezza, senza imbarazzi o senza pudori.
Solo una punta di fragilità emerge dai versi delle sette poetesse, solo un attimo di cedimento e di imbarazzo quando ritorna l’argomento cardine della nostra vita umana: l’amore. E’ di fronte all’amore che le potesse fanno un passo indietro, sorridono cercando complicità e comprensione, quasi a giustificare il lato debole di se stesse. E’ solo l’amore che fa vacillare questi sette cuori forti di donna, è solo l’amore che lega con un sottile filo continuo il passato al presente. E’ un amore passionale e distruttivo quello che viene raccontato con coraggio, è un amore da dimenticare o da condannare, è un amore diabolico da distruggere. E’ l’amore che rende i versi di sette poetesse più dolci e teneri, come se alcuna sicurezza acquisita nei secoli possa abbattere un nemico che inquina l’anima e non solo il corpo.
Ma è un amore che la Nuova Donna sa affrontare e combattere, oppure accettare: perché è una Donna forte e indipendente, anche nella sua solitudine, la Nuova Donna da celebrare.
Elena Proietti
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