15 aprile 2008: Reading di poesie
- Posted by Cristiano Sabbatini
- on Apr, 20, 2008
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Oggetti evocativi, muse nascoste nella quotidianità… la poesia che si cela sotto le spoglie di un utensile capace di suscitare emozioni, ricordi, sentimenti.
Partire dalla normalità, dalla concretezza di un oggetto alla ricerca del suo potere evocativo.
Martedì 15 aprile 2008, presso la libreria “Il Mattone”si è tenuto un nuovo appuntamento dedicato alla Poesia. Il tema-indirizzo tracciato dai promotori- verteva “sull’oggetto”, elemento apparentemente semplice (ma emozionalmente controverso) che riveste quel frammento del nostro quotidiano da tutti “particolarmente e soggettivamente percepito e vissuto”. L’oggetto come vero protagonista, ossia, il veicolo poetico in grado di farci varcare abilmente nuove soglie della percezione (dimensione, suono, eco e rimembranza). La serata è stata aperta dalla coppia Iago (Roberto Sannino)/ Lady M. (Marica Recchiuti) che si sono alternati all’enunciazione dei propri versi tracciando una diagonale che dalle attrazioni in fibra ottica di un “Cavo Pensante” fluivano nella sensualità dei morbidi riflussi acquatici dichiarati nel componimento dal titolo “La Doccia” (sintesi emozionale dell’eros familiare intessuto di sensazioni luminose dei “baci proibiti e puri”). Ed ancora: dal “Materasso” giaciglio di ripetizione e specularità tradita in solitudine la forma cangiante della percezione si è spostata dall’anima di Iago alla “Sigaretta” di Lady M. dove il fumo esalava violento per parlarci più che di un semplice oggetto, di un moto irrequieto dello Spirito che si scatena indomito per “andare a fuoco” contro le ingiustizie, l’ipocrisia e l’inutile transitorietà dell’Essere, scarna ora di Principio e poi di Significato, preludio di una dimensione da abbattere per un rigenerarsi cosmico della società (in ultima analisi: giusta predisposizione con cui un animo nobile porta avanti la sua “spada” nel mondo). A seguire questo primo intervento è giunta Daniela Degàn con versi da “fata ribelle e strega rivoluzionaria” (come si autodefinisce), Musa ricercatrice della profondità della natura femminile, evolve sempre la sua poetica fino a sconfinare nell’Idea della Dea Bianca (sacro e quotidiano connubio) dove l’oggetto è transito dichiarato verso nuove superfici della dimensione palpabile. E nuove aperture ai sensi sono i versi, in fondo impenetrabili, di Livia Bìdoli che ha estrapolato e citato versi dalla sua silloge “Matrice e realtà”, dove l’universo è oscuro e la voce ancora rotta nel ricordarlo ma al contempo ausiliatrice di uno scenario di stelle giustapposte ad una visione binoculare. Densità. Un elemento che si fonde e consuma in questa poetica per tornare morbidamente con Ugo Magnanti e la sua raccolta di poesie “Rapido blé” e la plaquette “20 risacche” pubblicata dall’Archivio Barocco e riproposta con delicata enunciazione durante l’evento, insieme all’ideazione suadente e forbita di Sandro Di Segni noto per aver pubblicato la raccolta “I Ciclamini dei Pensieri” e varie altre. Atto a chiudere la rassegna con stile, ricordiamo, l’intervento di Luca Pietrosanti, autore de “Il corpo e il giardino” che ha incantato il pubblico in sala con un componimento abitante la “creatura creata” come essere cosciente in perenne ricerca del proprio sé (in evoluzione), pertanto: “Dono per molti, scelta per pochi, cane per tutti, oro d’un Poeta”.
Marica Recchiuti
Un cavo pesante
di Iago
Ci vuole molta pazienza
con voi esseri umani
che allacciate sembianze
alle vostre linee telefoniche,
come fossero spaghetti
di fibre ottiche
unite da simulate attrazioni.
Venerdì 18 aprile
di Luca Pietrosanti
Creatura di solitudine
da chi ti creò sempre creata,
costantemente in cerca di chi
stretta ti tenga e distratto accolga
la tua perenne e solida attesa.
Dono per molti, scelta per pochi,
cane per tutti, oro d’un poeta.
La doccia
di Lady M.
Scroscia nella doccia
l’acqua che mi lavo
da dosso l’incertezza
delle corbellerie,
la spugna è sopraffina
marino alveare
di bolle,nudo il pensiero
nei vapori esalò
dissoluto e impenitente
allo specchio che
alitava di presenze
di cristallino velato.Dolce carezza
e bagnoschiuma al miele
sapore di baci vividi,la porta socchiusa,la schiuma s’innalza
morde il ricordo
la schiena,
morde la schiena
il ricordo
morde la doccia
il muro
e alla soglia
della stanza
un’altra stanza
dove un giullare
fa il guardone
del mio pensiero
oramai scissonon più la doccia
ma il bagno nei panni
altrui che mi portò
beneficio,più che a me stessa
all’orgia del sentire,quando poeto non
credere che son troppo
distante, perchè nell’acqua
nostra ci si posson lavar
tutti. E questa è la
Salvezza