10 aprile 2007: Da Siracusa a Damasco
- Posted by Cristiano Sabbatini
- on Apr, 18, 2007
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Una spedizione alla ricerca delle influenze mediorientali sulla cultura siciliana attraverso suoni, immagini, sapori e parole
Si respira un profumo particolare martedì sera, al Tuma’s Book Bar. Agrumeti, terra bruciata dal sole, latte e mandorlo, aromi decisi e tipici della Sicilia, perla del Mediterraneo.
Ma è una Sicilia particolare quella che andiamo a scoprire, in un viaggio parallelo dove i profumi nostrani si mescolano con essenze che parlano di terre lontane, terre d’oriente, in una contaminazione culturale che è al centro della serata organizzata dal Circolo Letterario Bel-Ami.
Gli ospiti vengono accolti dal gusto retrò della musica che dall’ultimo incontro è assurta al rango di colonna sonora ufficiale del Circolo. Poi, in un batter di ciglia, il viaggio ha inizio. È un percorso all’indietro, un tuffo nel passato alla scoperta dell’incontro tra la cultura siciliana e quella araba, un percorso sottolineato da diapositive che danzano veloci sulle note delle musiche dei Milagro Acustico, gruppo siciliano che ci fa assaporare sonorità antiche dal gusto orientale.
Erano gli inizi del IX secolo quando agili navi arabe, solcate le acque del Mediterraneo, approdarono sulle coste siciliane. Coste che avrebbero abbandonato solo due secoli dopo.
Tanto basta perché le due culture rimanessero reciprocamente influenzate, quasi inconsapevolmente, in una combinazione perfetta di cui ancora oggi sono visibili i segni nella cultura, nell’architettura, nell’agricoltura e perfino negli usi e nel linguaggio.
A prendere la parola è quindi Francesca Targa, socia del Circolo e cicerone in questo viaggio a 360° che toccherà arte, letteratura, cibi, sapori, musiche e molto altro. E proprio l’arte viene subito chiamata in causa con i ringraziamenti presentati a Irene Mancini e Pietro Marsili, le cui tele decorano l’evento; due quadri della Mancini che, neanche a dirlo, rappresentano le città emblema della serata: Palermo e Damasco che, collocate ai piedi del palco, sembrano sorridersi a vicenda, in un simbolico dualismo. Quattro invece le opere di Marsili, che ammiccano dalle pareti del locale parlando del calore della Sicilia e della scienza araba.
È quindi la volta della letteratura che rivive nei versi di autori come Hikmet e Concita Russo, abilmente declamati dal poliedrico Francesco Bossio che apre il sipario su una terra dai mille aspetti. La terra dei vecchi dai volti scavati dal sole; la terra dei versi di Simone Petrucci, giovane socio del Circolo, che la vede attraverso gli occhi di un novello Ulisse, rapito ed estasiato dal fascino di questa isola vergine minacciata dall’ombra incombente di una “globalizzazione” selvaggia.
Ma è anche la Sicilia descritta da Quilici e Sciascia nel loro documentario “W la Sicilia”, dove la cinecamera indugia a volo d’uccello su solidi bastioni, muti guardiani di splendide cale, su alti edifici e monasteri testimoni di un tempo che fu, fatto di cultura e splendore.
La parola torna poi a Francesco Bossio, che si fa ambasciatore del pensiero di Camilleri e Consolo, dei quali si accinge a leggere alcuni estratti, avventurandosi sul pericoloso sentiero del dialetto siciliano, affascinante quanto difficile, meritando gli applausi di un pubblico comprensivo.
Ma la Sicilia è anche altro: un paese pieno di contraddizioni e pregiudizi, del quale Pasolini ci tratteggia un affresco popolare e semplice, dove la poesia si cela nel quotidiano, negli occhi di ragazzi di strada, nei modi di vecchi colloquiali e negli indugi di fanciulle schive. E allora “ guai alle svergognate, guai ai cornuti, guai a chi non sa ammazzare per onore !”
Ne esce il quadro di un ambiente retrogrado, fieramente arroccato su convinzioni superate sul ruolo della donna e quello del maschio, che molto lo avvicinano al pensiero dei suoi antichi conquistatori orientali.
Altre testimonianze giungono poi da Dacia Maraini e Salvatore Quasimodo, recitate dalla voce calma dell’attrice Anna Barra. Gli autori esprimono il loro amore viscerale per questa terra dai mille volti, un amore incondizionato che resiste malgrado tutto: anche malgrado quelli che sono i problemi seri che stringono in una morsa questa perla del Mediterraneo, come la siccità e la mafia; poco importa poi se assumono le sembianze grottesche e caricaturali del superlativo Benigni di Johnny Stecchino o viaggiano sui versi profondi e toccanti di Maria Pia Daniele, drammaturga già ospite del Circolo, intensamente interpretati da Francesca Targa. Durante la breve pausa il palato degli ospiti affamati viene accarezzato da porzioni di cous cous che scivolano dolcemente, accompagnate dall’ottimo vino siciliano, corposo e fiero come la sua terra.
La seconda parte della serata si apre con estratti di opere arabe, interpretate da Anna Barra, che ci portano in ambienti caldi e dai riflessi fumosi di narghilè dai bracieri accesi.
E l’atmosfera, calda di letture e già intrisa di un gusto orientale, si fa d’improvviso ardente con la comparsa di Ludovica Colussi e Viviana Marini che, guidate da Barbara Conforti, si cimentano in una sensuale danza del ventre, per la gioia di un pubblico rapito. Fasciate dai costumi della tradizione orientale, le tre danzatrici ancheggiano sinuose e leggiadre sulle note di canti tradizionali che ne amplificano le movenze, sottolineate dai lustrini che risuonano frenetici nell’aria. La danza si spegne nel clamore degli applausi.
Gli applausi accompagnano anche l’esibizione acustica di Mario Pio Mancini, già collaboratore di alcuni membri del Banco del Mutuo Soccorso e del compianto cantante dei Tazenda. Il musicista esprime il suo amore per il mediterraneo, che esce armonico dalle corde del suo Buzuki.
Rimane il tempo di premiare il racconto vincitore del concorso mensile BellamiRacconti; scelta difficile, sottolinea Francesca Targa, per la quantità e la qualità dei testi pervenuti. Alla fine l’alloro del vincitore incorona, per quanto virtualmente, la testa di Marina Guarneri, autrice di “Un ricordo”.
La serata si chiude tra gli applausi di un pubblico che forse rimpiange che il viaggio sia già finito.
Emanuele Liani
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